Alzheimer e obesità: mens sana in corpore sano
Fonti di ricerca ci informano che il problema dei soggetti obesi non consiste tanto nell’eccesso di peso in sé, quanto nelle comorbilità ad esso associate.
Le più note tra queste sono il diabete mellito di tipo II, complicanze all’apparato cardiovascolare, complicanze all’apparato respiratorio e quello riproduttivo.
Purtroppo non è tutto.
Studi scientifici hanno confermato che l’eccesso ponderale protratto nel tempo può innescare una serie di processi che portano allo sviluppo del Morbo di Alzheimer.
Alzheimer e obesità: gli esperimenti sui topi
Per riuscire a dimostrare che vi fosse realmente la tanto sospettata implicazione del peso nello sviluppo di questa patologia, i ricercatori dell’Istituto di Neuroscienze di Princeton (USA), hanno condotto una serie di esperimenti sui topi.
È stata somministrata una dieta ricca di grassi e di zuccheri (in modo da metterli nelle condizioni da sviluppare eccesso ponderale) e, come previsto, si sono sviluppati spiacevoli, ma molto interessanti risvolti.
È stato notato infatti che:
- i topi avevano maggiori difficoltà nello svolgere azioni che richiedevano un uso intenso dell’ippocampo (la parte di cervello che controlla la memoria e la consapevolezza spaziale);
- si è verificato lo sviluppo di un’attività infiammatoria delle cellule immunitarie primarie nel cervello, ossia le cellule della microglia (che in stato di salute pattugliano il cervello alla ricerca di minacce e problemi);
- vi è stata una riduzione significativa sia in quantità che in qualità di spine dendriche (fibre che si diramano dalle cellule cerebrali e aiutano a trasmettere segnali elettrici). In un soggetto sano, più queste fibre sono tante e sono spesse, migliori sono le funzioni cerebrali.
È chiaro che questi tre punti sommati tra di loro non possano che tradursi in uno stato di sofferenza generale dell’organo cerebrale, con conseguente danno permanente.
Perché l’obesità fa male al cervello?
I meccanismi biologici tutt’ora non sembrano essere del tutto chiari, ma gli scienziati offrono diverse teorie a riguardo:
- c’è chi imputa la degenerazione del tessuto cerebrale allo stato infiammatorio delle cellule della microglia, poiché l’infiammazione crescente e perpetrata dal sovrappeso causerebbe maggiore sofferenza al cervello;
- c’è poi chi afferma che le persone con eccesso ponderale abbiano un più alto rischio di sviluppare diabete e ictus che sono collegati a una maggiore probabilità di incorrere in demenza;
- infine, l’eccesso di adipe comporta più elevati livelli di sostanze infiammatorie e ormoni in circolazione nel corpo. Alcune di queste sostanze, come ad esempio la leptina (l’ormone che regola l’appetito) o la PCR (la proteina C-reattiva che è uno dei marker infiammatori), potrebbero influenzare le capacità cognitive.
Conclusioni
Sebbene i meccanismi non siano stati del tutto resi chiari, una cosa è certa: esiste di fatto una predisposizione a sviluppare demenza o malattie neurodegenerative se non si è in condizioni ottimali dal punto di vista del peso e dello stato nutrizionale.
Monitorare costantemente il peso corporeo e seguire uno stile di vita sano, dato da un’attenta dieta equilibrata in associazione alla costante attività fisica sono, come sempre, le nostre migliori carte da giocare.
Dott.ssa Arianna Bartolo – Dietista